RACCONTARE
La storia della famiglia Mapei
Da Nocciano. La sua storia nei suoi personaggi. Dal piacere del Ricordo al Dovere della Memoria, a cura di Giuseppe Di Meo, Tipografia Lp, Grafiche, Pescara, Maggio 2015
Il cognome Mapei è di antica tradizione nel territorio di Nocciano, risalendo quanto meno alla seconda metà del ‘600. Presso l’Archivio di Stato di Teramo, sui Registri Onciari di quell’epoca, figura, infatti, iscritto un “Giorgio Mapei di Nocciano, con l’annotazione “vive civilmente”.
Nel 1813, il notaio in Nocciano Domenico Mapei (1772-1845), stimato professionista sotto il Regno di Ferdinando I di Borbone, mentre ricopriva cariche pubbliche presso il Circondario di Penne, acquistò dal demanio di Stato, il piccolo convento appertenuto all’ordine dei Francescani e soppresso dagli editti napoleonici. Egli restaurò e adattò a dimora l’ex convento e incrementò il patrimonio famigliare con l’acquisizione di alcune masserie nell’agro noccianese che costituirono la base iniziale dell’attuale proprietà.
Suo figlio Vincenzo (1806-1869) avvocato e agronomo, esperto bachicultore e imprenditore tessile, impiantò nella dimora del piccolo paese abruzzese una bigattiera per l’allevamento dei bachi da seta e una filanda artigianale. Per suo merito l’allevamento di bachi vinse un premio all’Esposizione Internazionale di Parigi nel 1856. Egli fu anche l’autore di un manuale Cenni per facilitare la trattura della seta, Chieti, Del Vecchio 1856.
Il [fratello] Canonico Camillo Mapei (1809 Nocciano- 1853 Dublino) patriota ed esule politico nel periodo risorgimentale, fu prima a Malta (La Valletta) e poi in Inghilterra, dove prese moglie e conobbe Gabriele Rossetti e Giuseppe Mazzini, insegnando nelle scuole per italiani da questi istituite. Mazzini spesso ne parla nel suo epistolario. Convertitosi alla religione evangelica, scrisse inni sacri e salmi che vennero pubblicati a Londra nel 1850 e gli valsero il titolo di “primo degli innografi evangelici moderni”.
Continuò l’attività di bachicultore iniziata da Vincenzo il figlio Pietro (1835-1899), ma questi dovette affrontare la crisi industriale che colpì molte filande nel centro e nel sud Italia per la concorrenza nel settore tessile oramai fortemente industrializzato nelle regioni del nord.
Dei cinque figli di Pietro subentrarono nella direzione dell’azienda Nicola (1865-1948) che aveva scelto la carriera militare (Generale di Brigata) e che riorganizzò la produzione zootecnica, olearia e vinicola, [a Nicola, valente fotografo si devono le fotografie d’epoca inserite in Galleria] e Camillo, valente avvocato di Cassazione, allievo dell’insigne giurista Vittorio Scialoia, e poi collaboratore forense dell’On. Salandra, del cui studio legale assunse e tenne la direzione per tutto il periodo in cui durante la Grande Guerra, Salandra fu Presidente del Consiglio dei Ministri. Quest’ultimo incrementò significativamente il patrimonio terriero e trasmise all’azienda lo spirito imprenditoriale che ancora oggi la anima.
Con la scomparsa dell’Avv. Camillo Mapei avvenuta nel 1957, cessa la discendenza Mapei in linea maschile. Sofia (1907-1993), unica erede di Camillo, portò nell’ex convento un’atmosfera ospitale e conviviale. Sposò Dino Tonini(1905-1975), professore di Idrologia all’Università di Padova, che coinferì nuova vitalità all’Azienda, progettando, tra le altre, l’attuale rete irrigua. Egli era anche appassionato cultore delle arti, e da giovane (1926) fu tra i fondatori del Futurismo a Padova. E proprio in omaggio a Dino che si ispira il logo dell’Azienda e i nomi dei suoi vini.
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Oggi l’Azienda Agricola Mapei, di proprietà dei cinque figli di Sofia e Dino, è gestita a conduzione familiare da Pietro Tonini e dalla figlia Eleonora agronomo professionale, con i fratelli Lucia, Ida, Nicoletta e Camillo.
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